Ernest Hemingway · Il vecchio ed il mare

Essenzialmente un libro di poesia, ma in forma di prosa. Una dichiarazione d’amore (ma anche di odio) nei confronti della natura, espressa sempre però con il massimo rispetto anche quando diventa odio. La storia raccontata di per se è quasi marginale, seppure emotivamente forte, e parla di autorealizzazione, dello scopo della vita e del posto dell’uomo nel mondo, solo per citare alcuni dei temi trattati con realismo, ma anche con una certa dose di lievità.

Mentre Hemingway ci parla di questi temi, sembra davvero di essere in mare e di vivere e soffrire lì insieme a Santiago.

Non saprei bene che altro dire, se non che mi è piaciuto moltissimo.

[Mondadori · 94 pagine · isbn 9788804667872]

Laurent Binet · Civilizzazioni

Come sarebbe potuta andare la storia del mondo se Cristoforo Colombo non avesse mai fatto ritorno e fossero state le popolazioni indigene americane a scoprire l’Europa? Questa è la domanda a cui vuole rispondere, ovviamente in maniera fantasiosa e romanzata, questo libro, costruendo una piacevole ucronia partendo da quello che conosciamo delle civiltà del continente americano.

L’autore riesce a costruire un contesto di premesse per cui la versione diversa della storia raccontata possa sembrare in qualche modo plausibile, e su queste basi racconta l’impatto di una civiltà come quella Inca sull’Europa di inizio cinquecento.

La versione della storia di Civilizzazioni è raccontata in diversi modi nel corso del libro, e ho trovato in queste tipologie di racconto l’aspetto meno riuscito, a mio modestissimo parere, del romanzo. Una parte della storia (la più corposa) è raccontata dal punto di vista di un narratore Inca, solo che questo particolare punto di vista, che avrebbe potuto essere un aspetto di forza, viene spesso perso e non ha «mordente»: il più delle volte sembra Binet, un europeo, a raccontare, più che un Inca. In più, sinceramente, non ho ben chiarissimo che cosa c’entri il racconto finale: è ambientato nello stesso «mondo», ma non si capisce perché raccontare proprio quella storia. Non porta a nulla, e si trova alla fine del libro senza essere una chiusura.

Nonostante questi miei dubbi e critiche, Civilizzazioni è un romanzo che ho trovato davvero piacevole. Ha un bel ritmo che raramente perde nel corso del testo, ed è una bella interpretazione del «e se invece fosse successo».

[La nave di Teseo · 384 pagine · isbn 9788834601853]

Steve Brusatte · Ascesa e caduta dei dinosauri

Cosa centrano gli uccelli del giorno d’oggi con i dinosauri? Non ho mai saputo che avrei dovuto farmi questa domanda finché non ho letto Ascesa e caduta dei dinosauri di Steve Brusatte, il qui presente libro. La risposta, che per alcuni di voi sarà banale, per me che sono ignorante non lo è stata e mi ha davvero entusiasmato. È quello che probabilmente ricorderò con maggior piacere di questa lettura.

Non che il resto del libro non sia piacevole od interessante, tutt’altro. Brusatte ci racconta in maniera sintetica, ma non per questo troppo schematica, la vita sulla terra ed in particolare la vita dei dinosauri nello svolgimento del nastro della storia, dal mesozoico (anzi, un po’ prima) in poi. Fino ovviamente al famosissimo meteorite o cometa che li ha praticamente tutti estinti, insieme a tantissime altre specie dell’epoca.

Il punto di vista del racconto è spesso quello che parte della ricerca dei fossili e degli studi ad essi legati, tuttavia Brusatte prova ad inserirci alcune volte nel mondo del passato, cercando di dipingercene le caratteristiche al meglio delle attuali conoscenze. Questo rende la lettura più dinamica ed accessibile da parte di tanti lettori: si tratta in definitiva di un libro di divulgazione che mira ad essere di facile lettura, e credo riesca nel suo intento. Unico appunto che mi viene da fare, infatti, riguarda l’apparato iconografico che avrebbe potuto forse essere un po’ più ricco, per venire incontro a chi non conosce l’aspetto delle tante specie citate nel testo.

[UTET / Le Scienze · 300 pagine · isbn 9788851166168]

Alessandro Manzoni · I promessi sposi

Non credo ci sia la necessità di raccontare, neppure in breve, la trama di questo romanzo. Se non è stato per praticamente tutti noi oggetto di studio scolastico, quantomeno a grandi linee il contenuto è ormai diventato «luogo comune» per tutti gli italiani. Nel caso, poi, il luogo comune fosse sbagliato, non ho qui certamente le capacità o la voglia di correggerlo. Mi concentrerò quindi su alcune valutazioni e pensieri del tutto parziali, in qualche modo sulle sensazioni che ho avuto durante la lettura, considerando che questa è stata la prima volta in cui ho letto i Promessi sposi per più di qualche pagina.

La prima sensazione che ho avuto è di trovarmi effettivamente davanti a qualcosa di epico. Di per se la storia è quasi banale, sicuramente inverosimile in vari aspetti, e di nessuna reale importanza. Ma Manzoni la racconta come se fosse la questione più importante del mondo, e le vicissitudini dei personaggi mi hanno davvero dato, come ho scritto prima, l’idea che stessi leggendo un romanzo epico. Sarà forse in parte l’effetto dello stile di scrittura ottocentesco, ma c’è anche della sostanza a questa mia idea, credo.

La trama, come dicevo, è a tratti inverosimile e quasi «canzonatoria», ciò nonostante è davvero coinvolgente. Manzoni mi ha lasciato spesso con la voglia di sapere come sarebbe proseguita la storia, ad esempio durante una delle sue «elucubrazioni» tangenziali su questo o quel tema più o meno collegato con il resto. Questo è notevole a maggior ragione se si pensa che il contenuto del romanzo è noto, e gli sviluppi della storia non mi avrebbero potuto causare grandi sorprese.

L’aspetto religioso è sempre molto presente nel libro: un po’ per riproporre usanze e modi dell’epoca in cui Manzoni ambienta il romanzo, un po’ per preciso interesse dell’autore. Sulla religiosità dell’autore ci sarebbe molto da dire, e non sono titolato per farlo. Non ho potuto tuttavia non notare come Manzoni distingua molto chiaramente due tipi di religiosità e, soprattutto, di religiosi, come a dire che per essere cristiani sono molto più importanti le proprie azioni che altri aspetti. Nel corso dei Promessi Sposi, l’autore smonta spesso e mette alla berlina quelle persone «religiose» di nome, ma non nei fatti: è molto più cristiano il piccolo frate che impegna tutta la sua vita per gli altri, piuttosto che certi altri più «importanti personaggi».

Venendo ora ai «difetti» del romanzo: il più grosso a mio parere, ma che è un po’ frutto dell’epoca in cui ha lavorato Manzoni, è quello degli «incisi» sugli argomenti più disparati. In queste parti, l’autore si mette a disquisire su argomenti vari, a volte soltanto molto debolmente collegati con la storia principale. In generale, anche rispetto ad altre opere dell’epoca, bisogna dare atto a Manzoni di essere stato abbastanza leggero e breve (il che non vuol dire che ogni volta non partano svariate pagine di argomentazioni), eccetto che in un caso: il racconto della peste a Milano.

Il racconto della peste si trova verso la fine del libro, ed è una cosa così lunga e ricca di particolari e ripetizioni, che viene da chiedersi se Manzoni non volesse scrivere un’opera di storia invece che un romanzo. All’inizio l’ho trovata anche interessante, ma la mia pazienza è pian piano andatasi esaurendo, fino ad arrivare al fastidio: sono decine e decine di pagine. Perché?

Infine il modo in cui viene dipinta Lucia l’ho trovato abbastanza antipatico: una ragazzina stupida, che non sembra in grado di fare un ragionamento non infantile e senza piangere a dirotto. In generale l’immagine della donna non è che sia particolarmente positiva in tutto il romanzo. Sarà frutto certamente del tempo in cui il libro è stato scritto, ma tant’è, così rimane.

Un libro in definitiva per cui ci vuole un po’ di pazienza, ma certamente importante ed anche piacevole, pur con le sue caratteristiche particolari e con quelli che io ritengo i suoi difetti.

[Mondadori · 640 pagine · isbn 9788804672340]

Nick Lane · The vital question

Come è nata la vita? Potrebbe nascere un’altra volta? E se rinascesse, dovrebbe essere necessariamente simile a com’è ora, o potrebbe nascere qualcosa di completamente diverso?

In questo libro interessante e ricco di informazioni e considerazioni, Lane ci racconta il suo punto di vista, prestando particolare attenzione all’aspetto energetico, ovvero come possa nascere ed alimentarsi un organismo con quelle caratteristiche che riteniamo «vita». Uno dei punti discussi nel libro, ad esempio, è come le limitazioni energetiche abbiano fatto si che la respirazione cellulare avvenisse in un certo modo, e quindi come l’evoluzione cellulare sia stata in qualche modo indirizzata, se non obbligata, a procedere in un certo modo.

L’autore ci accompagna quindi in un viaggio partendo dal mondo prima dell’esistenza delle cellule, fino alla «nascita» di quelle eucariote, passando per le sorgenti presenti nei fondali marini, le cellule procariote, e la teoria della simbiosi di più cellule in una, con le loro «questioni» tra DNA e RNA tra nucleo e mitocondrio, ma sempre con un occhio rivolto alle necessità ed alle problematiche energetiche della cellula.

Devo dire che la lettura di questo libro è stata per me molto affascinante. Un po’ perché l’origine della vita è ovviamente un argomento che cattura l’attenzione dell’uomo da sempre, ma anche, molto più terra terra, perché mi ha fatto ripescare dalla memoria gli studi di biologia che avevo fatto al liceo, una materia che mi è sempre piaciuta molto (era una mia possibile seconda scelta universitaria dopo l’informatica). Tra l’altro credo che una qualche precedente infarinatura di biologia (anche ad un livello da scuola superiore, niente di trascendentale) possa essere di sicuro giovamento alla lettura di questo libro. È presente un glossario dei termini che può aiutare nel caso ci mancasse qualche informazione, però ad averla già… si fa prima!

Un libro insomma che mi è piaciuto molto leggere, che prende delle posizioni su alcuni argomenti in maniera trasparente, e fermandosi (per quello che ne capisco io) quando qualcosa è tutt’ora ignoto o dubbio. Ci sono davvero tanti concetti, è un testo abbastanza denso, ma per la maggior parte rimane interessante senza annoiare, e non posso che consigliarlo se vi interessa l’argomento o pensate possa interessarvi.

[Profile Books · ebook · 569 pagine · isbn 9781847658807]

Volker Ullrich · 1945. Otto giorni a maggio.

Sono un completo novellino per quello che riguarda i libri a tema storico, ma sicuramente ora che ho toccato il genere mi è venuta voglia di leggerne ancora, e tanti. A causa di questa mia scarsa conoscenza, tuttavia, mi è impossibile confrontare e collocare questo libro nel panorama degli altri libri simili: il mio campione statistico è uno, ci sono ben pochi confronti che possa fare!

Ma veniamo al caso specifico, pur con tutti miei limiti di cui sopra. Questo libro racconta degli avvenimenti che si verificarono in Germania a partire dal suicidio di Hitler e per i successivi otto giorni, fino alla resa. Cosa successe alla catena di potere e di comando? Cosa accadde nelle città, nelle campagne, ai cittadini ed alle migliaia di prigionieri nei campi di concentramento? Insomma, come avvenne la caduta del nazismo, e che ripercussioni questa modalità avrebbe avuto negli anni a seguire?

Tante sono le persone ed i luoghi che popolano la caduta di un regime, il rischio di confondersi un po’ c’è, soprattutto per chi, come me, non è un completo ignorante di storia, ma non è nemmeno particolarmente ferrato su alcuni suoi aspetti. Tuttavia devo dire che Ullrich ci racconta tutto quanto in maniera abbastanza ordinata, e non difficile da seguire, quasi coinvolgente, forse. Sicuramente un aspetto positivo, che si somma ad un libro che tratta aspetti importanti e un po’ meno conosciuti della terribile vicenda nazista.

[Feltrinelli · 336 pagine · isbn 9788807111532]

Kazuo Ishiguro · Quel che resta del giorno

Faccio fatica a formulare un parere defintivo su questo libro, e questo per i pensieri contrastanti che mi sono venuti durante la lettura. Da un lato, nella prima parte del libro, mi sono anche divertito a leggerlo, poi pian piano il divertimento si è trasformato in fastidio, fino a lasciarmi, al termine, piuttosto perplesso.

Infatti se per un po’ il racconto del protagonista, maggiordomo inglese «tutto d’un pezzo» al lavoro da decenni in una importante casa nobiliare, è stato sia interessante che in qualche misura divertente per il modo in cui incarnava lo stereotipo del gentiluomo inglese, alla lunga questo stesso calco su uno stereotipo ha reso tutto quanto troppo finto, poco credibile ed ha reso difficile immedesimarsi con il protagonista.

Poi è chiaro che tutto il libro sia una allegoria: racconta di una persona così presa dal suo lavoro da risultare falsa ed anafettiva, che pian piano riesce ad avere un primo barlume di coscienza del suo vero essere e di cosa sia provare un affetto (ad Ishiguro sembrano piacere le allegorie, almeno basandomi sui soli due libri che ho letto suoi, l’altro è Il gigante sepolto che mi è piaciuto molto di più). Però per quello che mi riguarda il risultato, più che commuovermi, è stato quello di farmi provare frustrazione e fastidio durante buona parte del libro.

Bella la traduzione, che ha saputo rendere bene l’eloquenza ampollosa e demodé con cui il protagonista ci parla.

[Einaudi · 271 pagine · isbn 9788806229900]

Franckie Alarcon · L’arte del sushi

Il sushi è certamente un cibo/argomento che va molto di moda negli ultimi anni al di fuori del Giappone, ma è anche una preparazione che nasconde tante altre cose oltre ad un pasto in un all you can eat da qualche parte in Europa. Questo simpatico fumetto ci porta alla scoperta di tutto quello che c’è oltre al singolo nigiri o maki che sia: dall’origine e preparazione del riso, alla scoperta del pesce, del sake, dei coltelli e tanto altro.

L’esplorazione nel mondo del sushi ci viene raccontato come un vero e proprio diario di viaggio, compiuto da un gruppo di amici per lo più francesi comprendente l’autore del fumetto, che si sposta per tutto il Giappone alla ricerca dell’origine degli ingredienti e delle ricette. Si va dal cuoco stellato che prepara il sushi più tradizionale (dopo, ovviamente, aver raccontato qual è la tradizione e la storia di questo alimento), si passa per i cuochi più sperimentali, fino ad arrivare alle cucine domestiche e di tutti i giorni. Un breve capitolo, in conclusione, è dedicato ad alcune sperimentazioni di sushi in Francia.

Se siete patiti di sushi, L’arte del sushi è sicuramente un piacevole punto di partenza per conoscere di più sull’argomento. Fa certamente effetto vedere la passione che ci mettono tante persone per curare anche il più piccolo dettaglio del più piccolo oggetto a «contorno» di un buon sushi, ma è poi sempre così quando si va a vedere come funziona l’eccellenza. È altrettanto interessante vedere come si è democratizzato il sushi, ed in che modo è entrato nella vita «dell’uomo qualunque».

Leggere di cose da mangiare è un po’ come leggere di musica, manca sempre l’aspetto sensoriale più importante; complimenti comunque all’autore per aver cercato al meglio di raccontare il sapore, e complimenti soprattutto per la resa visiva, davvero molto curata, degli alimenti.

[Star Comics · 160 pagine · isbn 9788822615886]

John G. Neihardt · Alce Nero parla

Alce Nero è stato un «uomo della medicina» vissuto dal 1863 al 1950 ed appartenente alla tribù degli indiani Ogala. In questo libro, scritto nel 1932, racconta attraverso la scrittura di John G. Neihardt la sua vita e, in particolare, la sua grande visione avuta da fanciullo.

Nato e cresciuto durante una terribile fase di soprusi e massacri compiuti dagli invasori «bianchi», Alce Nero si sente investito, a seguito della sua visione, del grande dovere di aiutare a salvare la nazione dei nativi americani.

Erano venuti per uccidere le nostre madri e i nostri padri e noi, e quella era la nostra terra.

Per questo è testimone e partecipe di famose battaglie contro i soldati invasori, prima insieme a Cavallo Pazzo, poi con altri gruppi in seguito all’uccisione di quest’ultimo.

Per quanto questo libro possa essere stato in qualche modo «filtrato» dalla scrittura di un’occidentale, ed infatti ha suscitato qualche controversia il modo in cui ha raccontato la cultura e la religione degli Ogala, rimane comunque un fortissimo testamento e denuncia delle colpe commesse dagli invasori «occidentali» (si può dire anche se in realtà venivamo da oriente rispetto all’America?).

Ricevevamo più menzogne che bestiame, e non potevamo mangiare le menzogne.

Vedere la storia dalla parte dei vinti è spesso molto istruttivo, ed Alce Nero parla è sicuramente un libro a dimostrazione di questa teoria.

[Adelphi · 280 pagine · isbn 9788845907562]

William J. Bernstein · The Four Pillars of Investing

Ultimamente mi ha un po’ preso questo interesse per l’economia, sarà forse perché mi sono imbattuto in quell’ambito, di grande moda ultimamente, della cosiddetta «finanza personale». Se si gira un po’ sul web prima o poi si potrebbe incontrare l’argomento. Sia come sia, questo libro viene sempre tirato in ballo quando si parla di questi argomenti, mi è sembrato quindi logico provare a vedere da che cosa derivi tutta questa considerazione.

Il libro è diviso in quattro parti principali (che corrispondo alle colonne del titolo), più una parte finale pratica, in cui si cercano di mettere insieme i quattro pillars per creare una serie di portafogli di investimento. I pilastri ad ogni modo sono:

  1. Teoria
    Cosa sta alla base dell’investimento, il rapporto tra rischio e prospettive di guadagno, perché anche gli esperti non riescono a valutare il guadagno futuro dei vari tipi di investimento, perché le differenze tra i vari tipi di gestione attiva sono solo dovute a fortuna e non a capacità, la diversificazione dell’investimento, eccetera.
  2. Storia
    Qui Bernstein ci porta indietro nel tempo, anche di centinaia di anni, per mostrarci come e perché si sono verificate le crisi finanziarie nella storia. Da questi avvenimenti passati si possono ottenere utili insegnamenti, non tanto per prevedere il futuro, cosa impossibile sui mercati, quando per prepararci al meglio alle evenienze negative.
  3. Psicologia
    Come la nostra mente cerca spesso e volentieri di farci prendere le decisioni peggiori ed irrazionali nel campo degli investimenti.
  4. Business (ovvero l’industria finanziaria)
    In cui si vede chi sono i «player» attraverso cui fare investimenti: broker, gestori di fondi, società di gestione del risparmio, ecc…, e quali sono i loro obiettivi. Oltre a che, soprattutto, come questi obiettivi spesso divergano da quelli del risparmiatore o dell’investitore.

C’è davvero parecchia carne in questo libro, come si vede, e nell’elenco sopra ho soltanto grattato la superficie delle informazioni che vengono presentate e discusse.

Una delle parti che più mi è piaciuta ed ho trovato interessante è l’excursus che Bernstein ci presenta sulla storia dei mercati e dell’investimento. Del resto a chi non piace leggere un po’ di storie sulle persone e sui crash di mercato spettacolari?? In generale, comunque, tutto il libro è molto interessante, con l’esclusione della parte finale in cui vengono affrontati alcuni aspetti molto americani (la tassazione, ad esempio), poco utili per un italiano od un europeo.

Escludendo la parte di cui scrivevo sopra, per cui non si può certo farne una colpa all’autore, ho trovato questi Four Pillars davvero interessanti ed approfonditi, in una lettura scorrevole e non troppo tecnica, direi accessibile anche da chi, come me, ne sa poco sulla materia. Credo che un po’ di conoscenza finanziaria non possa che fare bene a tante persone (io per primo), visto che tutti i rapporti dicono che noi italiani siamo davvero carenti in questo campo.

PS: questo libro c’è anche in italiano, edito da Gribaudi.

[McGraw-Hill · ebook · 352 pagine · isbn 9780071759175]

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