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Thomas De Quincey · Confessions of an English Opium-Eater

Per introdurre questo libro lasciatemi partire segnalando Standard Ebooks, un sito che raccoglie ebook di pubblico dominio che sono stati curati e «sistemati» (dal punto di vista dell’impaginazione, tipografia e non solo) da esseri umani. Così si presentano:

Standard Ebooks is a volunteer-driven project that produces new editions of public domain ebooks that are lovingly formatted, open source, free of U.S. copyright restrictions, and free of cost.

Gli ebook sono tutti in inglese, così per la curiosità di provare il servizio ed al contempo verificare anche la mia capacità di comprensione dell’inglese, magari in forme non del tutte contemporanee, ho deciso di scaricare e leggere uno dei libri classificati come più difficili su Standard Ebooks. Eccomi quindi qui a scrivere delle Le confessioni di un mangiatore d’oppio, come lo conosciamo noi in Italia.

Il libro è d’interesse relativo al giorno d’oggi, secondo me. Dell’oppio sappiamo molte più cose rispetto all’inizio del XIX secolo, quando questo libro è stato scritto, per cui non è certamente un testo che oggi possa sconvolgerci come probabilmente fece all’epoca. Essendo probabilmente il primo libro in cui venivano descritti in maniera esplicita gli effetti della droga sul corpo umano, sicuramente la sua importanza è stata molto maggiore in passato.

Rimane abbastanza interessante invece il racconto di alcuni aspetti della vita in Inghilterra ed a Londra in quel periodo, soprattutto visto dal livello di una persona povera e che vive di espedienti.

In definitiva non mi viene da consigliarlo a nessuno. Non perché sia scritto male o non sia stato importante, ma perché importante non lo è più, e dell’ampollosità della scrittura ottocentesca se ne può fare a meno, se non ce lo ordina il dottore.

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Ta-Nehisi Coates · Tra me e il mondo

Scritto come una lettera indirizzata al figlio, questo libro autobiografico racconta la vita di una persona nera negli Stati Uniti dalla fine degli anni ‘80 ad oggi, partendo dai ghetti e dalla violenza di Baltimora, che l’autore ha sperimentato direttamente durante la sua gioventù. È un resoconto di come vivono le persone nere negli USA, dal punto di vista sia materiale che psicologico.

Tutto il testo è continuamente intriso della paura e del rischio che i neri americani sperimentano di essere sempre in pericolo per la propria vita (per «il proprio corpo», come lo scrive l’autore). Vita la cui colpa per la perdita ricadrà sempre e comunque sulla vittima, qualunque cosa succeda.

Ma tu sei un bambino nero, e devi essere responsabile del tuo corpo in un modo che altri bambini non potranno mai sapere. In realtà, tu devi essere responsabile per le peggiori azioni di altri corpi neri, che, in qualche modo, ti saranno sempre addebitate. E devi essere responsabile per i corpi dei potenti, dei poliziotti che ti colpiscono con il manganello, e subito adducono come scusa i tuoi movimenti furtivi. E questo non riguarda soltanto te: le donne devono essere responsabili dei propri corpi in modi che non ti sarà mai dato sapere.

Uno degli obiettivi del libro è dimostrare come il razzismo americano sia parte fondamentale e fondante del cosiddetto «Sogno Americano», ad esso talmente interconnesso da non poter essere separato. Il Sogno Americano, sembra far capire l’autore, è essenzialmente un insieme di ignoranza per la storia e per il presente della propria nazione, una fantasia costruita dagli americani privilegiati per auto-convincersi della bontà del loro stato.

È rimanendo ancorati a questa fantasia di simil-perfezione che la società non migliora. Un po’ come quando tutti si slanciano in «thoughts and prayers» dopo un fatto di sangue, ma poi rimane tutto uguale a prima, nella convinzione che le cose stiano in realtà sempre migliorando. Secondo Coates questa idea di progresso è solo un concetto idealizzato dei «sognatori» non supportato da fatti.

Forse era, e rimane questa la speranza del movimento: risvegliare i Sognatori, far loro prendere coscienza del loro bisogno di essere bianchi, di parlare come bianchi, di pensare come bianchi di essere superiori ai difetti normali dell’umanità, e di come questo loro bisogno abbia avuto un impatto sul mondo.

Risvegliarli sarebbe come rivelare loro che sono soltanto un impero di umani, costruito sulla distruzione dei corpi.

Credo sia un libro molto importante per capire l’America contemporanea, anche scritto in maniera molto coinvolgente e scorrevole.

[Codice · ebook · 208 pagine · isbn 9788875786366]

Sergio Luzzatto · Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa

Operaio piemontese trapiantato in Liguria, Guido Rossa fu ucciso dalle brigate Rosse il 24 gennaio 1979. Sindacalista della CGIL, nonché alpino, fotografo e tante altre cose, Rossa fu assassinato come punizione per aver denunciato un brigatista all’interno dell’Italsider, fabbrica in cui anche Rossa lavorava. L’episodio è considerato come l’inizio della fine per le BR, che a causa di questa azione iniziano a perdere il consenso da parte delle fasce lavoratrici che le sostenevano in qualche maniera.

Questo libro è una biografia dedicata a Guido Rossa, e ne traccia la vita a partire dalle povere origini passando per tutti gli avvenimenti più importanti. Dal privato alle molte passioni (era un alpinista affermato e di successo), fino all’attività lavorativa e sindacale, che lo portarono poi a fare delle scelte che ebbero tragiche conseguenze.

Il ritratto che ci fa l’autore di Guido è quello di una persona che pur provenendo da una estrazione sociale molto povera (all’epoca si sarebbe detto «classe sociale»), cercò con sincerità, con errori e con successi, di fare quello che gli piaceva e che credeva fosse giusto, rompendo anche alcune barriere, come quella che relegava l’alpinismo ad una attività riservata alle élite. La rettitudine morale credo sia uno degli elementi che traspare parecchio dal testo, e questa stessa rettitudine gli fece andare incontro all’epilogo pur comprendendo benissimo i rischi che correva.

Una storia che merita di essere raccontata e letta. Non solo per quello che in qualche modo può essere considerato l’insegnamento morale di fondo, ma anche perché ovviamente è una importante pagina della storia contemporanea.

[Einaudi · 256 pagine · isbn 9788806250263]

John G. Neihardt · Alce Nero parla

Alce Nero è stato un «uomo della medicina» vissuto dal 1863 al 1950 ed appartenente alla tribù degli indiani Ogala. In questo libro, scritto nel 1932, racconta attraverso la scrittura di John G. Neihardt la sua vita e, in particolare, la sua grande visione avuta da fanciullo.

Nato e cresciuto durante una terribile fase di soprusi e massacri compiuti dagli invasori «bianchi», Alce Nero si sente investito, a seguito della sua visione, del grande dovere di aiutare a salvare la nazione dei nativi americani.

Erano venuti per uccidere le nostre madri e i nostri padri e noi, e quella era la nostra terra.

Per questo è testimone e partecipe di famose battaglie contro i soldati invasori, prima insieme a Cavallo Pazzo, poi con altri gruppi in seguito all’uccisione di quest’ultimo.

Per quanto questo libro possa essere stato in qualche modo «filtrato» dalla scrittura di un’occidentale, ed infatti ha suscitato qualche controversia il modo in cui ha raccontato la cultura e la religione degli Ogala, rimane comunque un fortissimo testamento e denuncia delle colpe commesse dagli invasori «occidentali» (si può dire anche se in realtà venivamo da oriente rispetto all’America?).

Ricevevamo più menzogne che bestiame, e non potevamo mangiare le menzogne.

Vedere la storia dalla parte dei vinti è spesso molto istruttivo, ed Alce Nero parla è sicuramente un libro a dimostrazione di questa teoria.

[Adelphi · 280 pagine · isbn 9788845907562]

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