Come sarebbe potuta andare la storia del mondo se Cristoforo Colombo non avesse mai fatto ritorno e fossero state le popolazioni indigene americane a scoprire l’Europa? Questa è la domanda a cui vuole rispondere, ovviamente in maniera fantasiosa e romanzata, questo libro, costruendo una piacevole ucronia partendo da quello che conosciamo delle civiltà del continente americano.

L’autore riesce a costruire un contesto di premesse per cui la versione diversa della storia raccontata possa sembrare in qualche modo plausibile, e su queste basi racconta l’impatto di una civiltà come quella Inca sull’Europa di inizio cinquecento.

La versione della storia di Civilizzazioni è raccontata in diversi modi nel corso del libro, e ho trovato in queste tipologie di racconto l’aspetto meno riuscito, a mio modestissimo parere, del romanzo. Una parte della storia (la più corposa) è raccontata dal punto di vista di un narratore Inca, solo che questo particolare punto di vista, che avrebbe potuto essere un aspetto di forza, viene spesso perso e non ha «mordente»: il più delle volte sembra Binet, un europeo, a raccontare, più che un Inca. In più, sinceramente, non ho ben chiarissimo che cosa c’entri il racconto finale: è ambientato nello stesso «mondo», ma non si capisce perché raccontare proprio quella storia. Non porta a nulla, e si trova alla fine del libro senza essere una chiusura.

Nonostante questi miei dubbi e critiche, Civilizzazioni è un romanzo che ho trovato davvero piacevole. Ha un bel ritmo che raramente perde nel corso del testo, ed è una bella interpretazione del «e se invece fosse successo».

[La nave di Teseo · 384 pagine · isbn 9788834601853]