Tag: divulgazione

Volker Ullrich · 1945. Otto giorni a maggio.

Sono un completo novellino per quello che riguarda i libri a tema storico, ma sicuramente ora che ho toccato il genere mi è venuta voglia di leggerne ancora, e tanti. A causa di questa mia scarsa conoscenza, tuttavia, mi è impossibile confrontare e collocare questo libro nel panorama degli altri libri simili: il mio campione statistico è uno, ci sono ben pochi confronti che possa fare!

Ma veniamo al caso specifico, pur con tutti miei limiti di cui sopra. Questo libro racconta degli avvenimenti che si verificarono in Germania a partire dal suicidio di Hitler e per i successivi otto giorni, fino alla resa. Cosa successe alla catena di potere e di comando? Cosa accadde nelle città, nelle campagne, ai cittadini ed alle migliaia di prigionieri nei campi di concentramento? Insomma, come avvenne la caduta del nazismo, e che ripercussioni questa modalità avrebbe avuto negli anni a seguire?

Tante sono le persone ed i luoghi che popolano la caduta di un regime, il rischio di confondersi un po’ c’è, soprattutto per chi, come me, non è un completo ignorante di storia, ma non è nemmeno particolarmente ferrato su alcuni suoi aspetti. Tuttavia devo dire che Ullrich ci racconta tutto quanto in maniera abbastanza ordinata, e non difficile da seguire, quasi coinvolgente, forse. Sicuramente un aspetto positivo, che si somma ad un libro che tratta aspetti importanti e un po’ meno conosciuti della terribile vicenda nazista.

[Feltrinelli · 336 pagine · isbn 9788807111532]

William J. Bernstein · The Four Pillars of Investing

Ultimamente mi ha un po’ preso questo interesse per l’economia, sarà forse perché mi sono imbattuto in quell’ambito, di grande moda ultimamente, della cosiddetta «finanza personale». Se si gira un po’ sul web prima o poi si potrebbe incontrare l’argomento. Sia come sia, questo libro viene sempre tirato in ballo quando si parla di questi argomenti, mi è sembrato quindi logico provare a vedere da che cosa derivi tutta questa considerazione.

Il libro è diviso in quattro parti principali (che corrispondo alle colonne del titolo), più una parte finale pratica, in cui si cercano di mettere insieme i quattro pillars per creare una serie di portafogli di investimento. I pilastri ad ogni modo sono:

  1. Teoria
    Cosa sta alla base dell’investimento, il rapporto tra rischio e prospettive di guadagno, perché anche gli esperti non riescono a valutare il guadagno futuro dei vari tipi di investimento, perché le differenze tra i vari tipi di gestione attiva sono solo dovute a fortuna e non a capacità, la diversificazione dell’investimento, eccetera.
  2. Storia
    Qui Bernstein ci porta indietro nel tempo, anche di centinaia di anni, per mostrarci come e perché si sono verificate le crisi finanziarie nella storia. Da questi avvenimenti passati si possono ottenere utili insegnamenti, non tanto per prevedere il futuro, cosa impossibile sui mercati, quando per prepararci al meglio alle evenienze negative.
  3. Psicologia
    Come la nostra mente cerca spesso e volentieri di farci prendere le decisioni peggiori ed irrazionali nel campo degli investimenti.
  4. Business (ovvero l’industria finanziaria)
    In cui si vede chi sono i «player» attraverso cui fare investimenti: broker, gestori di fondi, società di gestione del risparmio, ecc…, e quali sono i loro obiettivi. Oltre a che, soprattutto, come questi obiettivi spesso divergano da quelli del risparmiatore o dell’investitore.

C’è davvero parecchia carne in questo libro, come si vede, e nell’elenco sopra ho soltanto grattato la superficie delle informazioni che vengono presentate e discusse.

Una delle parti che più mi è piaciuta ed ho trovato interessante è l’excursus che Bernstein ci presenta sulla storia dei mercati e dell’investimento. Del resto a chi non piace leggere un po’ di storie sulle persone e sui crash di mercato spettacolari?? In generale, comunque, tutto il libro è molto interessante, con l’esclusione della parte finale in cui vengono affrontati alcuni aspetti molto americani (la tassazione, ad esempio), poco utili per un italiano od un europeo.

Escludendo la parte di cui scrivevo sopra, per cui non si può certo farne una colpa all’autore, ho trovato questi Four Pillars davvero interessanti ed approfonditi, in una lettura scorrevole e non troppo tecnica, direi accessibile anche da chi, come me, ne sa poco sulla materia. Credo che un po’ di conoscenza finanziaria non possa che fare bene a tante persone (io per primo), visto che tutti i rapporti dicono che noi italiani siamo davvero carenti in questo campo.

PS: questo libro c’è anche in italiano, edito da Gribaudi.

[McGraw-Hill · ebook · 352 pagine · isbn 9780071759175]

Stefano Mancuso · L’incredibile viaggio delle piante

Un libro di aneddoti ed altre informazioni su come le piante si propaghino e si sono propagate nel mondo, fino ai suoi angoli più remoti e difficili. Queste storielle sono raccontate in maniera piacevole e sono anche interessanti, tuttavia sono presenti alcune sviste ed alcuni strani ragionamenti evoluzionistici, che a mio parere non avrebbero dovuto passare attraverso i controlli editoriali di una casa seria come Laterza. La velocità misurata in m/s2 è il «top», ed è pure scritta così due volte nel libro.

Il testo è accompagnato da acquerelli a tema vegetale-marittimo. Belli, ma completamente scollegati rispetto alle piante descritte nel testo che accompagnano, che invece trarrebbe assai giovamento da un qualche supporto iconografico.

Un libro dalle ottime premesse, ma dal risultato strano, affrettato, purtroppo assai deludente.

[Laterza · 144 pagine · isbn 9788858133323]

Yuval Noah Harari · Sapiens

È interessante come viene ripercorsa la storia umana fino al giorno d’oggi, mettendo in risalto i punti di rottura e di continuità che si sono succeduti nel tempo. Spesso viene anche dimostrata l’irreversibilità di certi cambiamenti e come questi ci abbiano in pratica «legato le mani», altre volte perché questi stessi cambiamenti abbiano potuto imporsi su altri.

Ho trovato molto interessante, in questo libro, il punto di vista sulle religioni, sulla loro origine, ragione di esistere e sulle loro trasformazioni. La definizione data di religione mi sembra interessante, così come è interessante vedere come si applichi a molte cose che non considereremmo normalmente religioni, come la giustizia universale, il comunismo, il capitalismo ed altre.

La parte che mi ha meno convinto del libro è quella finale, dove l’autore prova a fare predizioni ed a dare consigli per il futuro. L’ho trovata un po’ scontata, ma soprattutto paternalistica. Abbastanza antipatica, inoltre, la propaganda vegetariana, la quale tra l’altro cozza con lo stile di tutto il resto del libro, in cui l’autore ha cercato di evitare giudizi sulle cose raccontate.

In definitiva un libro che ha offerto una bella carrellata, scritta in uno stile divulgativo forse un po’ «caricato», come alcuni hanno criticato, ma che ho trovato adatto ad un prodotto che comunque vuole essere sì thought provoking (come scriverebbe Bill Gates, sul cui sito ho letto di questo libro), ma comunque accessibile ad un pubblico abbastanza ampio. Alcuni aspetti mi hanno decisamente «catturato», e sono sicuramente meritevoli di un ulteriore approfondimento futuro.

La biologia consente, la cultura proibisce. […] La cultura tende a sostenere che essa proibisce solo ciò che è innaturale. Ma da un punto di vista biologico niente è innaturale. Tutto quello che è possibile è, per definizione, anche naturale. Un comportamento realmente innaturale, cioè che vada contro le leggi di natura, semplicemente non può esistere.

[Bompiani · ebook · 544 pagine · isbn 9788858766811]

Hans Rosling et al. · Factfulness

La tesi sottesa a tutto questo libro è che «la situazione è grave, ma sta migliorando». Questa frase si può applicare a molti aspetti legati alla vita sulla terra: povertà, sovrappopolazione, istruzione, sanità, eccetera, e parlandone gli autori cercano di ottenere due obiettivi nel corso del libro:

  1. Dimostrare che, a dispetto delle notizie che ci arrivano tutti i giorni, su molte cose la situazione mondiale è migliore di quanto crediamo;
  2. Insegnare metodi di lettura dei dati e delle statistiche che ci permettano di trarre conclusioni più corrette sullo stato effettivo di una determinata cosa.

Ero partito nella lettura di questo libro un po’ scettico ed un po’ presuntuoso, ad esempio di saperne più della media sui trabocchetti delle statistiche, e se per certi versi ho avuto ragione, per altri ho avuto torto, ed alla fine il libro è stato quindi interessante ed illuminante. La lettura erronea dei dati, infatti, fa costantemente prendere decisioni sbagliate anche ai più preparati, e purtroppo le istituzioni che ci governano (e non solo loro), anche in buonafede interpretano spesso malamente i dati o li ignorano del tutto.

Uno dei casi più eclatanti affrontati da Rosling è quello della classificazione di «paese in via di sviluppo», che utilizza nientepopodimeno che l’ONU. La tesi è che questa classificazione è troppo semplicistica, fuorviante, e basata su dati obsoleti: l’economia mondiale è cambiata molto negli ultimi anni, tante persone sono nel frattempo uscite dalla povertà più profonda, e quindi gli autori propongono di sostituire questa dicitura in modi che diano un’idea più precisa delle reali condizioni di vita delle persone.

Ho trovato Factfulness molto interessante, insomma. Anche piacevole e scorrevole da leggere, seppure a tratti un po’ troppo autoreferenziale. A parte questo, comunque, il libro affronta molti temi importanti, ad esempio a proposito delle epidemie e dell’istruzione. Altri temi, invece, sono lasciati a margine o poco approfonditi. È un esempio di questi ultimi quelli riguardanti il cambiamento climatico. Si è sviluppato nel tempo un ampio dibattito intorno agli argomenti trattati o non trattati da questo libro, ed al di là di come la si pensi, bisogna dare atto a Factfulness di aver stimolato alcune importanti discussioni.

[Rizzoli · ebook · 308 pagine · isbn 9788858692905]

Paul Scharre · Army of None

Qual è lo stato dell’arte e quali sono le prospettive future delle armi cosiddette «autonome»? Questo saggio per prima cosa affronta che cosa si intenda esattamente per «arma autonoma» e che cosa le distingua, ad esempio, da un’arma «automatica». La definizione è in realtà piuttosto complessa, come si ci racconta Scharre, sfaccettata e non univocamente riconosciuta. Dopodiché l’autore ci accompagna allo studio di vari esempi di armi del passato, presente ed in (probabile) sviluppo futuro. Infine viene il momento di avventurarsi per il periglioso sentiero dei rischi e delle implicazioni etiche che gli armamenti autonomi portano con se, e dei lavori che la comunità internazionale sta portando avanti nel tentativo di definire e regolare, in qualche modo, il loro sviluppo ed impiego.

Paul Scharre è il direttore del Technology and National Security Program al Center for a New American Security e ci porta, dal suo punto di vista interno alla questione, davvero molte informazioni utili a conoscere il problema e la sua dimensione. Purtroppo l’analisi raccontataci da questo saggio porta ad un risultato, a mio parere, davvero pessimistico, nonostante le rassicurazioni dell’autore. Le premesse e la discussione di Scharre mi sono sembrate molto interessanti, mentre in paio di casi le conclusioni ed alcune argomentazioni le ho trovate non consequenziali ed in generale poco convincenti.

Rimane il fatto che la questione delle armi autonome potrebbe, ahimè, riguardare la vita (e la morte) mi milioni di persone in un futuro forse non troppo remoto, per cui ritengo utile e consiglio la lettura di un libro come Army of None.

[W. W. Norton & Company · ebook · 448 pagine · isbn 9780393608991]

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