Operaio piemontese trapiantato in Liguria, Guido Rossa fu ucciso dalle brigate Rosse il 24 gennaio 1979. Sindacalista della CGIL, nonché alpino, fotografo e tante altre cose, Rossa fu assassinato come punizione per aver denunciato un brigatista all’interno dell’Italsider, fabbrica in cui anche Rossa lavorava. L’episodio è considerato come l’inizio della fine per le BR, che a causa di questa azione iniziano a perdere il consenso da parte delle fasce lavoratrici che le sostenevano in qualche maniera.
Questo libro è una biografia dedicata a Guido Rossa, e ne traccia la vita a partire dalle povere origini passando per tutti gli avvenimenti più importanti. Dal privato alle molte passioni (era un alpinista affermato e di successo), fino all’attività lavorativa e sindacale, che lo portarono poi a fare delle scelte che ebbero tragiche conseguenze.
Il ritratto che ci fa l’autore di Guido è quello di una persona che pur provenendo da una estrazione sociale molto povera (all’epoca si sarebbe detto «classe sociale»), cercò con sincerità, con errori e con successi, di fare quello che gli piaceva e che credeva fosse giusto, rompendo anche alcune barriere, come quella che relegava l’alpinismo ad una attività riservata alle élite. La rettitudine morale credo sia uno degli elementi che traspare parecchio dal testo, e questa stessa rettitudine gli fece andare incontro all’epilogo pur comprendendo benissimo i rischi che correva.
Una storia che merita di essere raccontata e letta. Non solo per quello che in qualche modo può essere considerato l’insegnamento morale di fondo, ma anche perché ovviamente è una importante pagina della storia contemporanea.
[Einaudi · 256 pagine · isbn 9788806250263]