Per introdurre questo libro lasciatemi partire segnalando Standard Ebooks, un sito che raccoglie ebook di pubblico dominio che sono stati curati e «sistemati» (dal punto di vista dell’impaginazione, tipografia e non solo) da esseri umani. Così si presentano:
Standard Ebooks is a volunteer-driven project that produces new editions of public domain ebooks that are lovingly formatted, open source, free of U.S. copyright restrictions, and free of cost.
Gli ebook sono tutti in inglese, così per la curiosità di provare il servizio ed al contempo verificare anche la mia capacità di comprensione dell’inglese, magari in forme non del tutte contemporanee, ho deciso di scaricare e leggere uno dei libri classificati come più difficili su Standard Ebooks. Eccomi quindi qui a scrivere delle Le confessioni di un mangiatore d’oppio, come lo conosciamo noi in Italia.
Il libro è d’interesse relativo al giorno d’oggi, secondo me. Dell’oppio sappiamo molte più cose rispetto all’inizio del XIX secolo, quando questo libro è stato scritto, per cui non è certamente un testo che oggi possa sconvolgerci come probabilmente fece all’epoca. Essendo probabilmente il primo libro in cui venivano descritti in maniera esplicita gli effetti della droga sul corpo umano, sicuramente la sua importanza è stata molto maggiore in passato.
Rimane abbastanza interessante invece il racconto di alcuni aspetti della vita in Inghilterra ed a Londra in quel periodo, soprattutto visto dal livello di una persona povera e che vive di espedienti.
In definitiva non mi viene da consigliarlo a nessuno. Non perché sia scritto male o non sia stato importante, ma perché importante non lo è più, e dell’ampollosità della scrittura ottocentesca se ne può fare a meno, se non ce lo ordina il dottore.
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